IRLANDA
Irlanda, terra sincera

Passeggiando per le strade di Dublino, attraversando un villaggio nel Clare o osservando uno struggente paesaggio della penisola di Dingle, l’esclamazione viene spontanea: “E’ come nei film”. Non lo so se la scelta di molte produzioni di girare film o serie tv sull’isola dipenda da questa sensazione di sincerità che trasmette o, meno prosaicamente, da meri fattori finanziari, di certo sembra un grande spontaneo set.

La spontaneità la troviamo ovunque nella countryside, nel soffio del vento o nello splendido colore del cielo dopo una normale mattinata piovosa; la natura è l’abbraccio morbido delle contee centrali e al contempo lo sguardo severo delle scogliere sull’oceano, lungo la Wild Atlantic Way. Troviamo la stessa genuinità nella cucina, semplice, anglosassone, ma in fondo non così lontana dalla nostra cucina settentrionale, magari servita, semplicemente e in amicizia, in un pub dall’atmosfera calda come il popolo irlandese.

Anche Dublino, capitale dalla dimensione umana, riesce a trasmettere questo caldo abbraccio: è difficile non trovare il senso dell’accoglienza di questa città placida, dove solo il vento teso di certe giornate fresche, ti ricorda di essere già nell’Europa del nord e ad un passo dall’Oceano Atlantico settentrionale. Ma basta rifugiarsi in un museo, o nella festosa e allegra Guinnes Storehouse, per scaldarsi il cuore, o passeggiare nell’inflazionato Temple Bar o nel più sconosciuto George's Street Arcade per tornare ad alzare la temperatura del cuore.

Forse mi piace l’Irlanda perché potrebbe essere l’altra grande isola italiana – o noi l’altra grande penisola irlandese? La storia recente dei nostri due Paesi non è così diversa, soprattutto la storia popolare. Mi ha enormemente colpito la visita di Epic, il moderno museo dedicato alla diaspora irlandese: la storia della migrazione economica verso migliori orizzonti di speranza è davvero molto simile a quella italiana. Si inizia da fuori, qualche decina di metri prima dell’ingresso del museo, non sontuoso, anzi volutamente discreto, con le statue dedicate all’Irish Famine – la Grande Carestia – che a metà del 1800 ha colpito l’Irlanda. Se non ce la fate, se temete che la sensibilità si faccia strada, passate oltre, ma rischiereste di perdere un pezzo importante di questo Paese e, al tempo d’oggi, di questo grande mondo.

Trattatela con sensibilità l’Irlanda, vi ripagherà con continui abbracci

Phileas